Capita di assistere, sempre più spesso, a manifestazioni di protagonismo, tipo “faccio tutto io” o “faccio perche gli altri non fanno niente”, ormai luogo comune in tutti i settori, per poi scoprire che non solo non fanno nulla, ma ciò che fanno è di un banale “elementarismo” confuso, peraltro, da ingiustificato affaccendarsi da fa ridere i polli. Non manca però di chiedersi: “Ma io che c… faccio”. E’ divertentissimo, tuttavia, considerare le decantate opere di siffatti infaticabili tuttologi, anche attraverso le opere compiute, o i tempi di realizzazione di tanti capolavori. Molti, nel proprio pensare, sono i più ricercati della piazza, altri guardano con sufficienza l’altrui operato, non senza aggiungere qualche nota di scherno. Si assiste allora, senza neanche sforzarsi troppo, ad autoavanzamenti di carriere, solo nei titoli, da far inorridire gli uffici di collocamento. Impasta cemento che assurgono a muratori specializzati, avvita tubi a raffinati termoidraulici con competenza sulla climatizzazione e, senza offesa, refrigerazione, decespugliatori vanghisti a raffinati giardinieri, passa carte su cui poggiano le sorti di enti pubblici e privati, organizzazioni sindacali e di assistenza oltre al pronto intervento. E’ innegabile, comunque, che tanta brillante operosità, da quanto si può osservare, deprime gli autori stessi di tali gesta. La consapevolezza che non si può mentire a se stessi? Chissa! Recita una antica quanto bella massima: “vestiti zuccuni ca pari nu baruni” nel senso che in parvenza si può assumere qualunque connotato da svendere a chi on ci conosce, ma resta solo apparenza e, nonostante tutti gli sforzi autocelebrativi, non si può ingannare se stessi e il proprio vicino.