Cosi com’era, ragazzo diciassettenne, di una vecchia foto, ricordo Peppe Montorro, in cui lo ritrae, forse, poco prima di partire da questa terra, che tanti ha disperso per ogni dove, come Pula al vento, sicuramente alla ricerca di un qualcosa in più. Ma questa terra, tanto generosa quanto ingrata, spesso richiama, seppur per l’ultima volta e a cui non si riesce a dir di no, per legami atavici ed incompresi, seppur a volte assopiti. Così anche Peppe, oggi, torna definitivamente, dopo un viaggio intrapreso con coraggio. “La sofferenza, certo, ci trasforma e ci fa cogliere cose, e umane realtà, altrimenti inafferrabili e imprendibili: ci fa guardare negli abissi e gli abissi guardano dentro noi”. Non c’è paura né abbandono, ma sofferto amore, assoluto, per chi sta intorno, che rafforza ogni atto ed ogni intenzione, altrimenti impensabili. In questi estremi, ultimi, viaggi, la mano Creatrice ne guida i passi, riempiendo il cuore di speranza del non soffrire. E se il dramma del sacrificio può annichilire, nasca in esso la certezza della grazia ricevuta, con la certezza che di ognuno ciò che è stato sarà per sempre, in eterno. Per questo, forse, tutto acquisisce un senso e completa un’esistenza. Ti sia lieve la terra, Peppe, questa terra a cui hai voluto tornare, la tua terra.