Nta vigna du Zzi Micu

27.01.2011 19:05

Ero li, appeso al nulla, in tal di quelle giornate in cui ogni appannaggio è falso, quand’ecco giungere mio amico e proferire schernendo: Desolata landa, oggi, oh beato per inerzia!!! Che fu di tal furore a spazzar per l’aria ogni alma, come pula al vento, e, oltre i colli depositare, senza verbo proferir, spauriti? No! Nessun flagello, rasserenati. E’ la solerte ora in cui mi onori di premurosa visita che non ti fa godere di festoso cinguettio. Or dunque! Si attende il calar del sole? Ma no, non ti dar pena, d’intelletto amico. E’ l’orazione notturna del divin periodo, ad espiar ogni pena, a travagliar risveglio ed attardar il cammino. Ma dell’Avvento simil modo vidi sia a Pasqua che nel solleone!  Suvvia,  non darti cruccio. E’ la cangiante speme che pone il tutto al nulla e ogni oltraggio all’uno non riflette pena. O amico mio gentil del disquisir soave, che il proferir dispensi per piacer diretto, ma senza lucro, donando ad altrui diletto, sovvengomi di veder, udendo, lussureggiante spiano di ciò che fu vitigno di salomonico germano, per razza e luogo ignoto, Dominicus detto.   Quand’ossa posare volle e sorseggiar di vino,   donare a tutti volle imperitura di libagione fonte e levar mestizia col duplicar di mille ed oltre ancora ciò che in vita sua uno potette. Ma ecco che ognun pensava all’altro e ciò che fu di tutti ognun pensò straniero seppur padrone arieggiava il mento, e tante mani tese e un gran vocio, persino il cane l’acqua disiò per non girare il capo, e pria che piovve ancora ogni zolla inaridì.